LA MOLDAVIA IN BILICO TRA OCCIDENTE E RUSSIA
La Moldavia è un paese posto in una posizione strategica tra UE e Russia con alcune difficoltà da risolvere nelle linee guida della sua politica e della sua economia (Il PIL pro capite al 2012 ammonta a duemila dollari). Attualmente essa viene aiutata dall’Unione Europea e dalla vicina Romania, che pure non è messa bene sotto il profilo economico.
A lungo fu uno Stato autonomo, tributario dell’Impero Ottomano fino a quando non venne occupata dall’Unione Sovietica nel 1940. Dopo vari cambi di fronte nel 1944 la Moldavia venne annessa all’URSS e trasformata in una Repubblica Socialista Sovietica, che dichiarò l’indipendenza il 27 agosto del 1991.
La prima cosa che ci può far capire il contrasto interno nel Paese è l’utilizzo di due lingue. Quella ufficiale è il moldavo, quasi uguale alla lingua rumena, mentre la seconda lingua del Paese è il russo, che viene parlato tantissimo e quasi più del moldavo. Una fetta della popolazione si sente rumena perché a lungo tempo la Moldavia ha fatto parte della Romania sotto il nome di Bessarabia. Un’altra fetta si senta russa e russofona in quanto ha vissuto secondo le tradizioni russe e soprattutto discendente da famiglie russe.
Oggi la Moldavia cerca di risolvere il nodo delle sue identità (etnica, linguistica, geopolitica) ma soprattutto di trovare una serenità di vita a livello individuale e collettivo.
Molti giovani partono ogni giorno per cercare una condizione migliore rispetto a quella che garantisce un guadagno medio di 100 euro al mese. L’elezione diretta di Igor Dodon icome Presidente eletto della Repubblica di Moldavia nel 2016 qualcosa può cambiare in meglio, ha sancito l’inizio di una politica di cooperazione con la Russia di Vladimir Putin. Era dal 2009 che governava in Moldavia una coalizione filo-occidentale e liberale che non nutriva il proposito di ristabilire il rapporto con la Russia. Nella precedente gestione forte era il rischio che la Moldavia si adattasse a quelle richieste di prestito alla UE e alla BCE che si traducevano in una successiva dipendenza sotto forma di indebitamente.
E tuttavia anche la nuova gestione politica sembra procedere in forma contraddittoria, prova ne è quanto è accaduto nei giorni scorsi: il governo di Chisinau senza l’ordine esplicito di Dodon ha espulso cinque diplomatici russi. L’ambasciatore russo Farid Mukhametshin non ha commentato la decisione del ministero degli Esteri moldavo, né tantomeno ha specificato i nomi degli espulsi. La risposta di Mosca non si è fatta attendere, con cinque diplomatici moldavi che sono stati espulsi a loro volta. Il Presidente Dodon ha definito quest’avvenimento come una ingerenza interna negli affari di politica estera e come conseguenza della crisi di relazioni internazionali il Ministro degli Esteri Andrey Galbura è stato sfiduciato dal Parlamento moldavo.
È evidente come la politica di Dodon non piaccia ad alcuni settori della Moldavia più legati all’Occidente e che sebbene il nuovo presidente stia cercando di cambiare rotta rispetto ai precedenti governi, mantengono ancora delle contraddizioni in politica estera. Tuttavia Dodon e la sua linea politica indipendente dalla UE continua ad avere la maggioranza in Parlamento.
Davide Simeone