IRINA OSIPOVA: NAVALNYJ PIÙ FORTE ALL’ESTERO CHE IN PATRIA HA CERCATO LO SCONTRO
Pubblicato · AggiornatoLa manifestazione di Navalnyj non era stata impedita dalle autorità di Mosca, ma solo autorizzata in un altro luogo. Il blogger ha cercato lo scontro per accendere i riflettori sul suo movimento che è piccolo nei consensi, ma grande nelle simpatie che suscita in certi ambienti esteri. Chi è Navalnyj? Cosa si propone con la sua miscela di liberismo e xenofobia? Ne parliamo con Irina Osipova, presidentessa del MIR Movimento Giovani Italo-Russi, alla quale poniamo le domande che sono rimaste in sospeso nei vari servizi giornalistici sulla vicenda.
La manifestazione di Navalnyj era autorizzata, ma in un altro posto… il che significa che il blogger ha cercato lo scontro?
Certamente. Non a caso come ogni paese civile la Russia ha dei regolamenti in tema riguardante le manifestazioni che offrono dei strumenti per poter garantire la libertà e la sicurezza e la mobilità dei cittadini. È abbastanza scontato che se indici una manifestazione in un luogo non autorizzato non farai altro che provocare la polizia, che sarà costretta ad intervenire per legge. Questo succederebbe in Italia o negli Stati Uniti. Non si può manifestare senza alcun permesso per evitare ogni tipo di disordine.
È dimostrabile che Navalnyj abbia pagato giovani e minorenni per partecipare al corteo o è solo una voce messa in giro da un potere avverso?
Questo lo ha detto Navalnyj stesso in un video. Ha detto che chiunque sarà fermato alla manifestazione e arrestato, poi sarà incluso nella petizione alla Corte europea dei diritti dell’uomo e di sicuro otterà un compenso. In un video ( consultabile al link https://www.youtube.com/watch?v=mqZTFNGqMq0 n.d.r.) è possibile vedere un’ intervista ad un bambino che spera di poter ottenere 10 000 euro. Le prove che abbia pagato non ci sono, ma che ha fatto delle promesse ambigue alle quale dei ragazzini hanno creduto è vero.
Alcuni sostengono che i processi contro Navalny siano comunque espressione di un accanimento giudiziario o meglio ancora politico. Cosa ha fatto di grave il blogger?
Il blogger ha subito il processo riguardo l’affare Kirovles, perché accusato di furto della proprietà. Secondo l’accusa, Navalny ha ingannato il Direttore della “Kirovles” Vyacheslav Opalev essendosi presentato come consigliere del governatore della regione di Kirov, portandolo a concludere un contratto svantaggioso. Il problema dunque era che al momento Navalny non ricopriva tale ruolo e la società ha subito danni economici dalla sua spregiudicatezza. In pratica, attraverso una società intermediaria Navalny acquistava i prodotti della Kirovles a sottoprezzo per poi rivenderli ai terzi con un prezzo di mercato. All’inizio il tribunale l’ha condannato a 5 anni di prigione, per poi ridurre il verdetto ad una condanna a piede libero.
L’altro processo riguardava l’azienda Glavnoje Podpisnoe Agenstvo gestita da Navalnyj. Secondo l’accusa, il fratello di Navalny, lavorando in una filiale del servizio statale delle poste aveva aiutato alla GPA a concludere degli accordi con le poste, gonfiando i costi del servizio, che l’azienda non era neanche capace di fornire e che dunque si appoggiava alla compagnia degli amici del fratello di Navalny. Il contratto in questione era pari a 55 milioni di rubli, mentre il costo effettivo del servizio era di 31 milioni. Suo fratello era condannato per 3,5 anni di carcere, mentre a Navalny diedero 3,5 a piede libero con l’obbligo di pagare una serie di risarcimenti in valuta.
Sembra quasi il personaggio di certi film di Totò…
Poi ci sono state un paio di condanne minori per calunnia, a causa delle quali Navalny dovette risarcire i danni a coloro che si erano appellati per difendere la propria immagine.
Per la manifestazione non autorizzata dei giorni scorsi si parla invece di quindici giorni di galera e di una piccola multa pecuniaria. Ma attualmente quindi Navalny è in prigione?
Una volta trascorsi i 15 giorni (per aver fatto resistenza alla polizia) sarà di nuovo libero.
Gli avversari dicono che il peso politico di Navalny è irrilevante e tuttavia alle elezioni di Mosca ha raggiunto una percentuale del 20%. Si può parlare di una fascinazione dei ceti medi urbani e delle fasce giovanili delle grandi città verso un modello politico di marca liberale-occidentale e a cosa può portare questo “appeal”?
Mosca è la città il maggior numero dei cittadini simpatizzanti le idee liberali e filo-occidentali. Il resto del paese è più conservatore. Sono i numeri a parlare. L’appeal è una prova del fatto che la Russia è un paese democratico con una molteplicità di simpatie politiche, dove un oppositore candidandosi a Mosca potrebbe raggiungere lo stesso consenso della Meloni o di Giacchetti durante le comunali a Roma. Tuttavia a livello nazionale Putin ha l’appoggio della maggioranza e la popolazione più povera del paese sembra convinta che non sia Navalny a poter risolvere i loro problemi.
Alcuni sostengono che le principali opposizioni a Putin siano addomesticate e per questo Navalny riempia un vuoto. Ziuganov e Zirinovsky sono “pets”, “animali di compagnia” del padrone di casa Putin?
Tra i partiti parlamentari sembra che ci sia una specie di patto del Nazareno alla russa. Ziuganov, Zhirinovsky e Mironov sono allineati con Putin in politica estera. Di fronte al nemico geopolitico i quattro partiti si presentano come un muro. Ma questo basterebbe per definirli “pets” o è semplicemente questione di buon senso? I liberali extraparlamentari hanno una visione diametralmente opposta anche in politica estera. Tuttavia in politica interna Ziuganov resta il più grande oppositore di Russia Unita, mentre Zhirinovsky non perde mai l’occasione di criticare il partito di maggioranza per le loro prese di posizione troppo moderate.
Ci sono prove concrete dei legami di Navalny con i centri di potere occidentali che finanziano e pubblicizzano nel mondo le rivoluzioni colorate?
DCLeaks e KiberBerkut avevano pubblicato dei documenti che sembrano provare il finanziamento del fondo di Soros di Navalny, ma sia Soros che Navalny hanno definito quei documenti come falsificati. Secondo altre fonti, dalla mail hackerata di Navanly emerge che in passato lui abbia collaborato con la NED (National Endowmentfor Democracy). Un tempo si parlava delle mail hackerate di Navalny che documentavano la sua corrispondenza con un certo Oleg Boticelli, residente in Italia, che si dice abbia donato dal blogger 50 000 € nel 2010.
In concreto quale programma propone Navalny per la Russia? È vero che la sua proposta è un mix di liberismo e nazionalismo xenofobo?
Sì, la sua proposta è abbastanza ambigua, ma logica. Volendo far perno su tutta la gamma dei sentimenti d’opposizione è riuscito a dar via a una tale teoria ibrida. I valori liberali di cui è propomore sono in sintonia con ciò che dicono i leader dell’occidente, definito russofobo, mentre l’appoggio ai nazionalisti è in sintonia con ciò che dicono i vari Pravy Sektor in Ucraina. Il punto comune è che sia l’Occidente liberale che i nazionalisti di un certo tipo sarebbero ben contenti di dividere la Federazione Russa divisa in pezzi. Insomma… L’Occidente è interessato alle risorse della Federazione, i nazionalisti anti-federalisti sono degli utili servi degli interessi extra federali. Navalny è l’anello che lega le due visioni ideali a primo impatto diametralmente apposte.
La vicenda Navalny si intreccia in questi giorni con un accenno di rivoluzione colorata in Bielorussia. Quale è la situazione a Minsk?
La situazione a Minsk è più complessa rispetto a come sembra. Personalmente reputo l’idea di Lukashenko di introdurre una tassa sulla disoccupazione poco lungimirante. In altre parole sarebbe una tassa sulla povertà. La popolazione in Bielorussia non gode di alti salari, quindi una persona che perde lavoro e che si trova costretta a pagare una tassa essendo disoccupata si trova in una situazione poco sostenibile. Io posso credere che diverse persone siano stanche di certe politiche interne e che siano uscite per mostrare un disappunto. Non si trattava di scendere in piazza per rivendicare l’associazione con la UE, ma per esprimere una protesta contro una determinata legge. Certamente le proteste sono un terreno fertile per le rivoluzioni anche colorate. Non credo sia stato il caso. L’errore in questo caso è esclusivamente dei policy makers interni. Hanno dato una mano all’opposizione per scatenare una protesta. E’ automatico ormai dare la colpa agli USA di fronte ad ogni protesta in un paese non allineato, ma inviterei a studiare ogni situazione separatamente con una lente d’ingrandimento.
Alfonso Piscitelli